Tennis, Roland Garros 2018 Maschile: Cecchinato nella storia, piega Djokovic e vola in semifinale, troverà Thiem

40 anni tondi tondi dopo l’ultima volta, un italiano, Marco Cecchinato, torna in una semifinale di un torneo dello slam.

Ancora a Parigi, ancora sulla terra rossa, 40 anni dopo Corrado Barazzutti, l’Italia può nuovamente festeggiare la presenza di un suo rappresentante tra gli ultimi quattro del torneo.

Un risultato incredibile, totalmente inaspettato, specialmente magico per un ragazzo che ha avuto in quest’ultima stagione su terra rossa il suo “breaktrhough”, il suo momento di svolta, totale, bellissima.

(Fonte: Twitter)

Aveva perso nelle qualificazioni del torneo di Budapest nel mese di aprile poi, per un forfait in tabellone, era rientrato come lucky loser riuscendo zitto zitto e poco alla volta, a farsi largo fino alla semifinale.

Qui ha sconfitto Seppi e quella partita, oggi, è sembrata come un passaggio di testimone, da un grande esponente del tennis italiano che ha regalato splendide emozioni nell’ultimo decennio, ad un altro che, a questo punto si spera, possa continuare a regalarne in futuro.

In finale, poi, aveva regolato con esperienza ed autorevolezza il modesto Millman, era una chance e Marco non se la fece sfuggire di mano.

Poco dopo, al Foro Italico, conquistò la prima vittoria della carriera in un Master 1000 prima di cedere, in tre set comunque equilibrati, a David Goffin, fermo top 10 ormai da qualche stagione.

A Parigi i riflettori non erano su di lui, quelli, giustamente, erano su Fognini, numero uno d’Italia, già capace di raggiungere i quarti nel 2011 e soprattutto autore delle più belle imprese al maschile degli ultimissimi anni.

E forse le poche attenzioni possono essere servite a Marco, soprattutto nei primi turni, quando è il difficile momento dell’abitudine: abituarsi alla durata dei tre set su cinque, alle condizioni climatiche sempre diverse, sempre imprevedibili, al peso, al fascino, al calore che un evento del genere può generare.

Il 10-8 al quinto contro il modesto Copil, oggi, assume un significato tutto dolce e speciale, Cecchinato si è salvato, lottando, per il rotto della cuffia e poi ha realizzato piano piano l’impresa sconfiggendo Trungelliti, e fin qui va bene, ma poi Carreno Busta e Goffin, nomi scomodi per tutti.

La storia è già bellissima così ma a Marco non basta, vuole lasciare il segno, vuole che la sua storia, personale, entri nella Storia, quella grande, nella leggenda e soprattutto non vuole spegnere questo sogno, troppo bello da vivere.

(Fonte: Twitter)

Nei quarti, Cecchinato gioca la partita più bella della sua carriera, è vero, lo aveva già detto dopo i successi al terzo turno e agli ottavi, ma questa, davvero, è la migliore, la più bella, la più incredibile.

Cecchinato doma al quarto set l’ex numero uno del mondo e campione del torneo nel 2016 Novak Djokovic, una versione sicuramente lontana da quella dominante che lo portò un paio di anni fa a detenere contemporaneamente tutti i titoli major, ma senza dubbio in ripresa, altrimenti i quarti qui non li raggiungi.

Due set capolavoro i primi, con una partenza a testa alta, sfrontata e forse inaspettata anche per Nole che in un attimo è sotto di un break e, successivamente, di un parziale.

Nel secondo Cecchinato sciupa un break iniziale ma non si scompone, ricomincia a lottare su ogni punto e trascina la partita al tie break che vince brillantemente.

Qui, inizia il momento più buio dell’intero match, Cecchinato a cavallo tra terzo e quarto set, si ritrova sotto per 6-1 4-1 e tre palle del 5-1 per Djokovic.

Sembra finita, il tennis è uno sport terribile, la testa può rendere tutto incredibilmente complicato, quasi insormontabile, e smontare qualsiasi certezza.

Spalle al muro, però, è Cecchinato a far sentire la pressione al suo avversario e con grinta, cattiveria, determinazione e convinzione, esegue una rimonta eccezionale, da manuale, strappa la battuta al serbo nel nono gioco quando è al servizio per portare la sfida al quinto e rimanda l’esito ad un nuovo tie break, uno dei più incredibili e mozzafiato di sempre.

Una montagna russa di emozioni, di match point che si alternano a set point, di scambi infiniti, logoranti ed estenuanti con la sensazione, però, che la palla di Marco faccia più male di quella di Nole, i punti nel bene e nel male li decide l’azzurro mentre il serbo riesce a salvarsi prevalentemente con delle prodezze.

Nella bolgia del Suzanne Lenglen che azzarda, ad un certo punto, anche lo storico “poporopopopo” azzurro, al quarto match point, Cecchinato trova il colpo del giorno, una risposta-passante che infila Djokovic sceso a rete dopo il servizio, la palla atterra in campo, dall’altra parte Marco fa lo stesso, si stende, trionfante, sporcandosi di terra rossa.

(Fonte: Twitter)

5 giugno 2018 una data che rimarrà nella storia del tennis esattamente quanto il 5 giugno 2010 quando fu una ragazza, Francesca Schiavone a sporcarsi di terra dopo essere divenuta la prima azzurra a trionfare in un torneo dello slam.

In semifinale, Cecchinato se la vedrà contro il numero due della terra rossa, Dominic Thiem che ha spazzato via, in tre comodi set, il vero numero due del seeding Alexander Zverev, stravolto dalla maratone dei giorni precedenti, costretto al quinto negli ultimi tre turni.

Inutile dire che non sarà facile, che Marco non partirà favorito e che un nuovo successo sarebbe un’altra impresa ancora più straordinaria, ma perché non sperare che “la partita più bella della sua carriera” in realtà, non debba ancora giocarla?

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