Il Gran Premio di Monaco, sesta prova del Mondiale 2017, passa agli archivi certificando la bontà della candidatura iridata di Sebastian Vettel e della Ferrari SF70-H. Il tedesco ha riportato la Rossa a trionfare nel Principato dopo 16 anni di digiuno, imponendosi su un Kimi Raikkonen molto deluso a fine gara ma che non ha avuto la concreta possibilità di opporsi al compagno di box, troppo più veloce a livello di passo (checchè ne dicano i complottisti). Sorride a metà la Red Bull, con Ricciardo che, di strategia, soffia il podio a Bottas e a un furibondo Verstappen. La Mercedes, dal canto suo, lascia Monaco con molti lividi e con la necessità di rialzare subito la testa, già a partire da Montreal. Questi ed altri i temi che andremo a sviluppare nella nostra consueta analisi post gara.

FERRARI, DOMINIO SENZA APPELLO
Con una Ferrari ed un Vettel così, i tifosi di Maranello possono davvero tornare a sognare. Se fino a poco tempo fa la parola ‘Mondiale’ era tabù (e anche giustamente, visti i precedenti poco incoraggianti), la prestazione e dei singoli e globale messa in pista a Monaco induce davvero a ben sperare. Se escludiamo la PL1, le due SF70-H sono state costantemente (e per lunghi tratti nettamente) le monoposto più performanti. Sebastian Vettel ha fatto un capolavoro, ieri, centrando la terza vittoria in sei gare (sesta con la Ferrari, 45.esima in carriera) e riportando il Cavallino sul gradino più alto del podio del Principato dopo 16 anni, con tanto di doppietta grazie a Raikkonen. Tra l’altro, anche nel 2001 fu doppietta, con Michael Schumacher che arrivò in parata con Rubens Barrichello. Inoltre, l’ex Red Bull ha inanellato il sesto podio nelle prime sei gare stagionali; un avvio che non si vedeva dal 2002 in casa Ferrari, ovviamente con Michael al volante.
Un Sebastian Vettel attento in partenza, bravo a chiudere subito ogni possibile pertugio a Bottas, ed intelligente nel risparmiare le proprie Ultrasoft, anche allontanandosi quel tanto che bastava dalla monoposto gemella, in modo da non venirne disturbato. Il successo del tedesco è stato costruito a cavallo di metà gara quando, su impulso anche di un Ricciardo improvvisamente molto veloce, Seb è andato di overcut su Kimi, dando tutto e realizzando alcuni giri sull’1:15 basso, decisamente più veloce di chiunque altro. Una volta presa la testa, anche con Supersoft nuove Vettel ha impresso il proprio ritmo, insostenibile per tutti, Raikkonen in primis, dandone un’ulteriore dimostrazione nel giro successivo al rientro della Safety Car nei box, quando è riuscito a girare in 1:19 basso, mentre tutti gli altri non sono riusciti a scendere sotto l’1:22. Un successo fondamentale, che sancisce il primo tentativo di fuga di questo Mondiale, con il nativo di Heppenheim che adesso vanta 25 punti di margine su Lewis Hamilton (129 a 104).

E Kimi Raikkonen? Il suo volto funereo sul podio non può cancellare un weekend che ci ha finalmente restituito un Iceman d’altri tempi, capace a quasi 38 anni di realizzare una superba pole a Monaco, richiamando alla mente l’impresa del Kaiser nel 2012. La sua delusione a fine gara è comprensibile, dovuta alla sua ritrovata voglia di vincere; un fattore, questo, che potrà essere importantissimo per il team nel corso dell’anno e, statene certi, con una SF70-H così Kimi ne avrà ancora di possibilità se saprà confermarsi. Ieri, però, il finlandese è mancato nel momento topico della gara, non mostrando la stessa forza del team mate. E con buona pace dei complottisti ad ogni costo, la strategia della Ferrari era tesa a coprire ogni evenienza, non a favorire qualcuno in danno di un altro, anche perchè a Monaco, e gli ultimi anni ne sono l’esempio, basta un contrattempo per mandare tutto all’aria.
La sosta anticipata di Verstappen, subito coperta dalla Mercedes richiamando Bottas, ha spinto il muretto Ferrari a decidere. L’opzione Raikkonen era la più ovvia, anche perchè lo stesso pilota si era appena lamentato via radio dei suoi pneumatici, lamentandone una progressiva perdita di grip. Il ritmo lento dei giri precedenti, unito ad una scarsa decisione nei doppiaggi di Wehrlein e Button, aveva fatto evaporare quasi interamente il vantaggio su Bottas e sulle Red Bull; quindi, tenere per altri giri Kimi in pista in quella situazione, avrebbe comportato il serio rischio di perdere la posizione a vantaggio della Mercedes #77 e della Red Bull #33. Il fatto poi di essersi ritrovato a dover doppiare nuovamente la Sauber e la McLaren è ascrivibile sia alla sfortuna ma anche a quanto detto sopra. Una volta trovatosi poi alle spalle di Vettel (subito alle sue spalle, anzi), con Supersoft già rodate al contrario del tedesco, è lì che è emersa prepotente la differenza di passo, con il #5 che in un amen ha portato il suo vantaggio prima a 6″ e poi, al momento della Safety Car, sui 12″. Tutto il resto sono chiacchiere da bar. Semplicemente la Ferrari non ha messo in atto un gioco di squadra atto a favorire Seb; ex post la sua strategia si è mostrata vincente (vedasi anche Ricciardo). Il fatto che, alla fine della fiera, il risultato sia stato il migliore possibile tra quelli ipotizzabili alla vigilia, deriva soltanto dalla prestazione sopra le righe di Vettel. Punto.
RED BULL, RICCIARDO RITROVA IL SORRISO
Umori opposti in casa Red Bull. Da una parte abbiamo un Daniel Ricciardo decisamente soddisfatto, al secondo podio consecutivo, in ripresa dopo un avvio di stagione complicato. Rispetto al Montmelò, dove per poco non rischiava il doppiaggio, stavolta il nativo di Perth è riuscito ad issarsi subito alle spalle di almeno una delle due Ferrari, arrivando anche a sperare, per un pò, di poter attaccare il secondo posto di Kimi. Un Ricciardo che, dopo aver atteso nelle prime fasi, ha dato tutto come Vettel in vista dell’unico cambio-gomme, balzando avanti a Bottas e Verstappen con l’overcut. L’esito della strategia ideata da Horner&co al muretto ha imbestialito non poco Max, con un team radio pieno di bip non appena gli hanno comunicato di esser stato scavalcato dal compagno di box. Bloccato alle spalle di Bottas, l’olandese ha provato il tutto per tutto, approfittando della Safety Car per rimontare le Ultrasoft e andare all’assalto lancia in resta. Ma non c’è stato nulla da fare e si è dovuto accontentare della 5° posizione. In generale, comunque, in Red Bull hanno di che essere contenti, essendosi mostrati alla lunga la seconda monoposto in pista, decisamente a suo agio quando non conta la potenza della power unit. Chiaro che, per essere competitivi al 100% in ottica Mondiale, serve ben altro.

MERCEDES, MONACO DA DIMENTICARE
I grandi sconfitti, senza mezzi termini. La Mercedes lascia il Principato con le pive nel sacco e tanti dubbi sul groppone, con una Ferrari sempre più forte e pericolosa. Gli aggiornamenti di Barcellona sembravano aver risolto, a grandi linee, il rebus pneumatici che affligge il team Campione in carica sin dall’Australia. E invece, a Monaco, la W08 Hybrid è tornata una monoposto quasi schizofrenica, difficile da settare e da far rendere al meglio. E chiariamoci, il passo lungo c’entra relativamente, poichè il guaio è rappresentato dal faticare maledettamente nel portare in temperatura le Pirelli, o meglio il farle funzionare nella finestra giusta, che per la Mercedes, a differenza della Ferrari, sembra indubbiamente più piccola.

Valtteri Bottas aveva già fatto più di un mezzo miracolo sabato, portando la sua monoposto ad appena 2 millesimi da Vettel e a 45 da Raikkonen; un vero capolavoro, con un giro ‘alla morte’. In gara Valtteri ha fatto il possibile, ma la mancanza di passo, assolutamente insufficiente per tenere il ritmo delle Rosse e, probabilmente, anche per tener dietro le RB13, ha fatto il resto. Diciamo che il finlandese era condannato: o, com’è successo, coprire l’undercut di Verstappen e prestare il fianco a Ricciardo; o andare più lunghi e soccombere all’olandese. Per quel che riguarda Hamilton, dopo il disastro delle qualifiche in gara si è limitato a sfruttare la strategia ed eventuali ritiri altrui, risalendo fino alla 7° posizione. Vero, Lewis non ha regalato nemmeno uno spunto degno di nota; ma bisogna dire che con una monoposto così problematica tra le mani, evidentemente non ha voluto prendersi rischi inutili (vedasi gli spaventi in Q2).

Detto questo, è indubbio che Bottas abbia reso di più e meglio nel Principato. Sarà la sua abitudine a monoposto con posteriore ballerino, grazie all’esperienza in Williams (non la migliore di certo come carico aerodinamico). Sta di fatto che, ad eccezione della PL1, il finlandese gli è sempre stato davanti. In ottica iridata è altrettanto palese come Hamilton non possa più permettersi pause come questa; non con un Vettel così. Montreal potremmo dire che è la sua pista, quella dove ha vinto per la prima volta nel 2007 e dove ha centrato il bersaglio grosso in cinque occasioni, con altrettante pole. Una chance ghiotta di risollevarsi. Con l’ombra, però, di un binomio Vettel-Ferrari fortissimo e che darà battaglia anche sul circuito intitolato all’indimenticato Gilles Villeneuve.
GLI ALTRI #1: SAINZ DA APPLAUSI, HAAS SOLIDA. MASSA, PUNTI A SORPRESA
Gara molto convincente di Carlos Sainz, bella realtà nel principato insieme con la ottima STR12. Le prove avevano lasciato presagire la possibilità di un ottimo risultato e il figlio d’arte, sempre concentrato e veloce, naviga per tutta la gara ai margini della top-5, riuscendo a portare a casa un 6° posto reso ancor più significativo dall’aver tenuto dietro un Lewis Hamilton in rimonta. Sfortunato invece Daniil Kvyat, fatto fuori a 7 giri dalla fine mentre era 9° dall’azzardata manovra di Perez alla Rascasse. Bene anche la Haas, che arriva a punti con entrambi i piloti. Grosjean parte 8° ed arriva 8°, in una gara all’insegna della costanza, senza errori e lontano dai guai; Magnussen (10°), a sua volta, dopo una prima metà di gara fissa nei primi 10, finisce indietro dopo la sosta, salvo poi tornare nei punti grazie agli errori altrui. Per quanto riguarda Felipe Massa (9°), si ritrova per le mani due punti assolutamente inattesi, date le croniche difficoltà della Williams nel toboga monegasco. Invisibile ai più, il paulista sfrutta le disgrazie dei colleghi che lo precedevano e, con esperienza, ne approfitta. Per quanto riguarda Stroll, la vera notizia è che il ritiro, a 7 giri dalla fine, non sia dipeso da un suo impatto contro i rail o i muretti, bensì da un problema ai freni. Per il resto, solita gara incolore del giovane canadese.

GLI ALTRI #2: FORCE INDIA, SI FERMA LA STRISCIA POSITIVA. MCLAREN ANCORA A SECCO. IN BIANCO ANCHE RENAULT E SAUBER
Tra i delusi di Monaco vanno annoverati anche i due piloti della Force India, per la prima volta in stagione senza punti all’attivo. Dopo un buonissimo avvio, Perez (13°) è finito nelle retrovie per la sostituzione dell’ala anteriore. Il messicano non si perde d’animo e risale piano piano, fino a ritrovare la zona punti ad una decina di giri dalla fine grazie al ritiro di Vandoorne. Checo, però, esagera e getta tutto al vento con un tentativo impossibile alla Rascasse, che causa il ritiro a Kvyat e 10″ di penalità sul tempo finale di gara. Domenica difficile anche per Ocon (12°), mai completamente a suo agio e definitivamente messo fuori causa da una foratura a metà gara.
Grosso rammarico in casa McLaren. Nonostante il buon potenziale espresso in prova, con le due MCL32 clamorosamente in Q3, alla fine il team di Woking è rimasto con un pugno di mosche. Button, partito dai box causa penalità, passa tutta la gara a rimirare il posteriore della Sauber di Wehrlein, per colpa di una strategia errata. Da uno con la sua esperienza, però, non ci si aspetterebbe un attacco tanto ottimistico come quello che proietta di lato Wehrlein contro le barriere al Portier. Nota di merito per il meraviglioso scambio di battute con Alonso prima della partenza. Anche Vandoorne è finito ko, dopo una gara finalmente positiva e che lo vedeva vicino al portare il primo punto stagionale al suo team. Ma il lungo alla Sainte Devote, alla ripartenza dopo la Safety Car, vanifica ogni cosa. Gara incolore per le Sauber: detto di Wehrlein, suo malgrado protagonista dell’incidente del weekend, Marcus Ericsson è invece autore di una ‘genialata’ tragicomica, finendo contro le barriere alla Sainte Devote mentre superava all’esterno la Safety Car. Principato avaro di gloria, infine, anche per la Renault. La gara di Nico Hulkenberg è durata 16 giri, fino a che il cambio della sua R.S.17 non è andato a farsi benedire; miglior risultato stagionale (11°) per Jolyon Palmer, che arriva a meno di un secondo e mezzo dai punti dopo una prestazione tutta tesa a non fare disastri.

Per il prossimo appuntamento il Circus si sposta in Nord America. Nel weekend del 9-11 Giugno, infatti, sarà il turno del Gran Premio del Canada, a Montreal.
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