Negli ultimi anni il mondo delle criptovalute ha oltrepassato i confini del settore finanziario, entrando a gamba tesa in campi come l’arte digitale, la musica, lo sport e ora anche nei videogiochi retro. Un connubio, quello tra blockchain e retrogaming, che sta dando vita a una nuova forma di collezionismo digitale fondata sulla tokenizzazione delle ROM, le immagini digitali dei vecchi videogiochi arcade e da console.
Un nuovo modo di collezionare il passato

Il collezionismo di videogiochi retrò ha sempre avuto un mercato attivo, fatto di cartucce fisiche, dischetti e console vintage. Tuttavia, con la digitalizzazione delle ROM e l’emergere degli NFT (Non-Fungible Token), è ora possibile acquistare e possedere certificati digitali unici legati a una determinata versione di un videogioco storico, conservata in formato ROM. La blockchain garantisce l’autenticità, la tracciabilità e la scarsità digitale di ogni copia.
Le ROM tokenizzate non si limitano a offrire l’accesso al gioco, ma rappresentano pezzi da collezione verificabili pubblicamente, spesso venduti in quantità limitate, con tanto di diritti esclusivi, artwork originali e metadata associati. È il passaggio dal “possesso tecnico” (il file copiabile) al “possesso certificato” (l’NFT su blockchain).
La sfida della legalità: ROM, diritti e licenze
Uno dei temi più delicati è quello della legittimità legale. Molte ROM sono considerate software protetto da copyright, e la loro circolazione non autorizzata è vietata. Tuttavia, alcuni progetti su blockchain stanno emergendo con accordi ufficiali con gli sviluppatori originali o con publisher ormai inattivi, per rendere la tokenizzazione legale e redditizia per tutte le parti coinvolte.
Esistono anche realtà che si basano su giochi di dominio pubblico, open source o creati da sviluppatori indipendenti, che scelgono consapevolmente di distribuire le loro ROM tramite NFT. In questo modo, si crea un ecosistema trasparente dove gli utenti possono supportare direttamente gli autori e al tempo stesso possedere una copia unica e tracciata del titolo.
NFT da giocare: tra collezione e utilizzo

In alcuni casi, le ROM tokenizzate sono anche giocabili direttamente dal wallet o tramite emulazione Web3, integrando tecnologie come IPFS per il download decentralizzato. Questo permette di coniugare la componente da collezione con quella esperienziale: l’NFT non è solo una “figurina digitale”, ma un oggetto interattivo che si può anche usare.
L’esperienza si arricchisce ulteriormente con l’introduzione di achievement on-chain, punteggi registrati su blockchain, sfide settimanali e rewards NFT per chi completa determinati obiettivi nei giochi retro.
Il futuro del retrogaming Web3
Il settore è ancora agli albori, ma sta già attirando collezionisti, investitori, sviluppatori indie e appassionati di retrogaming. Alcuni progetti come Pixel Vault, Embr o ChainArcade stanno esplorando modelli in cui ogni gioco del passato diventa parte di un metaverso vintage, con funzionalità DeFi, tornei, ranking globali e persino staking dei propri giochi rari.
In futuro potremmo vedere intere librerie di giochi retrò integrate nei marketplace NFT, con sistemi di licenza decentralizzati, governance community-driven e versioni restaurate in chiave Web3. Tutto questo mantenendo il rispetto per le opere originali e valorizzando l’eredità culturale dei videogiochi storici.
La tokenizzazione delle ROM storiche rappresenta una frontiera affascinante dell’evoluzione del collezionismo digitale. Unisce l’autenticità della blockchain, la passione per il passato videoludico e le potenzialità della DeFi e del metaverso. Se da un lato permangono dubbi legali e sfide tecnologiche, dall’altro questa sinergia tra criptovalute e videogiochi retro ha già iniziato a riscrivere le regole del possesso, del valore e della memoria nel mondo digitale.
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