Un calcio più equo è possibile. Il ministro Lotti ci crede fermamente e con la prossima Legge di Bilancio vorrebbe riequilibrare un campionato che, almeno dal punto di vista dei diritti televisivi, è decisamente impari. Secondo le cifre dell’ultimo accordo televisivo, i club si dividerebbero allo stesso modo 462 milioni su 924 e dovrebbe sparire il 5% che veniva distribuito in base ai residenti nella città di appartenenza (una scelta molto cara per esempio al presidente Lotito, contrario da sempre alla distribuzione egualitaria delle risorse fra grandi e piccole).
Il trenta per cento dei diritti verra ridistribuito in base ai risultati: il 15% per l’ultima stagione, il 10% valutando gli ultimi 5 campionati e il 5% sui risultati dal dopoguerra ad oggi. La quota legata al radicamento sociale passa dal 25 al 20 per cento e dipenderà esclusivamente dal numero di spettatori paganti degli ultimi 3 campionati. La legge deve ancora esser discussa in Senato e non si fa fatica a credere che le grandi cercheranno in tutti i modi di recuperare qualcosa.
Nella ridistribuzione generale dei diritti, la squadra che potrebbe essere più penalizzata è la Juventus, che con la nuova normativa potrebbe perdere fino a 40 milioni di euro. Le due milanesi invece potrebbero vedere il loro fatturato ridotto di almeno 16 milioni di euro. Roma e Napoli perderebbero attorno agli otto milioni, la Lazio ne perderebbe circa 3. Tutte le altre squadre, naturalmente, ne trarrebbero beneficio. 8 milioni in più per Genoa, Sampdoria, Udinese, Verona e Atalanta; sette milioni per Sassuolo, Crotone, Chievo, Bologna e Fiorentina; 4 a Benevento, Spal e Cagliari e 2-3 milioni al Torino.

La domanda sorge spontanea; sicuri che siamo di fronte a una distribuzione equa dei diritti e che questo porterebbe a un livellamento verso l’alto del nostro campionato? I dubbi rimangono, perchè 8 milioni di euro nel calcio di oggi non fanno la differenza e non aiutano di certo a trasformare l’acqua in vino…
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