Il Piano di Roberto Baggio per Rilanciare la Nazionale: Ecco tutti i dettagli

Il Piano di Roberto Baggio per Salvare la Nazionale: Tutti i Punti del Progetto Ignorato dalla FIGC.

Roberto Baggio,, uno dei simboli assoluti del calcio italiano, aveva elaborato un piano dettagliato per rilanciare il calcio italiano, in particolare la Nazionale, durante la sua esperienza come presidente del Settore Tecnico della FIGC, incarico che aveva ricoperto dal 2010 al 2013.


Tuttavia, il suo progetto non venne mai realmente attuato, tanto che Baggio lasciò l’incarico per frustrazione.

Ecco i punti salienti del piano:

✅ 1. Riforma radicale del settore giovanile

Al centro del piano di Baggio c’era una visione rivoluzionaria del settore giovanile, basata sulla crescita tecnica e mentale del calciatore, più che sui risultati immediati. Il progetto prevedeva:

  • Più spazio al talento rispetto alla forza fisica: eliminazione della selezione precoce basata su criteri fisici, per dare spazio anche ai giovani meno “pronti” ma più dotati tecnicamente.
  • Tecnica individuale come base del percorso formativo: allenamenti focalizzati sulla tecnica individuale, sul controllo di palla e sulla creatività.
  • Allenatori formati a sviluppare le abilità, non solo a “vincere”.
  • Un cambio di mentalità: meno enfasi sulla vittoria e più attenzione alla formazione del talento.

✅ 2. Formazione obbligatoria per allenatori

Baggio sottolineava l’importanza di avere allenatori competenti, preparati e aggiornati. Il suo piano prevedeva:

  • Corsi di formazione obbligatori a tutti i livelli.
  • Introduzione di materie fondamentali come psicologia dello sport, pedagogia e metodologia dell’allenamento.
  • Una figura di allenatore/educatore capace di accompagnare i giovani nel percorso di crescita, non solo sportivo ma umano.

✅ 3. Strutture e investimenti locali

Per Baggio era essenziale investire nelle strutture e nel tessuto sportivo di base:

  • Potenziamento dei centri sportivi giovanili con campi in erba sintetica e attrezzature moderne.
  • Supporto concreto alle piccole società di provincia, spesso fucine di talenti, ma senza risorse per crescerli.
  • Incentivi per centri sportivi moderni, con campi adeguati e istruttori qualificati.

✅ 4. Collaborazione tra scuola e calcio

Nel piano si prevedeva anche un rapporto diretto tra scuole e settore calcistico, con l’obiettivo di:

  • Introdurre l’educazione motoria e tecnica calcistica nei programmi scolastici.
  • Favorire una formazione armoniosa tra studio e sport, sulla scia dei modelli più evoluti a livello internazionale.

✅ 5. Scouting e merito

Scouting nazionale e meritocrazia reale

Un altro punto chiave era la creazione di una rete di osservatori su scala nazionale, per individuare i talenti ovunque si trovino, anche nelle zone meno battute:

  • Selezione basata solo sul merito e sul potenziale, senza favoritismi di conoscenze o raccomandazioni.
  • Utilizzo di strumenti tecnologici per monitorare i progressi dei giovani nel tempo.
  • Rete di osservatori a livello nazionale per intercettare i giovani talenti.

❌ Perché il piano di Baggio non fu mai adottato?

Nonostante la validità e l’ampio consenso tra gli addetti ai lavori, il piano di Baggio fu ignorato. L’ex numero 10 raccontò in seguito che non gli fu mai data reale autonomia, e che fu invitato a firmare documenti scritti da altri, senza poter davvero mettere in atto le sue idee.

Nel 2013, Baggio rassegnò le dimissioni, dichiarando: “Il mio piano è rimasto chiuso in un cassetto per anni. Nessuno lo ha mai letto davvero.”


Un’occasione sprecata per il calcio italiano

Il progetto di Baggio, ancora oggi, rappresenta una delle più grandi occasioni mancate per riformare in profondità il calcio italiano, partendo dai giovani e dalla formazione. In un’epoca in cui la Nazionale fatica a tornare ai vertici mondiali, quel piano potrebbe essere più attuale che mai.

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