Tennis, si ritira Carlos Berlocq

Tennis, si ritira Carlos Berlocq

Il tennista argentino dice basta a 36 anni. È stato numero 37

Per le feste natalizie arriva un amaro regalo per gli appassionati di quel tennis fatto di sacrifici, sopratutto economici, di quei giocatori che sudano ogni punto e che per ottenerlo lottano come fosse il match point dei più importanti tornei: Carlos Berlocq si è ritirato.

Il tennista argentino, 36 anni, ha annunciato il ritiro al termine del campionato per club argentino dove ha partecipato  con i suoi Harrods raggiungendo la semifinale.

CARRIERA- Di sicuro Berlocq non è stato un tennista che ha visto molte volte le luci della ribalta. In carriera ha collezionato solamente due tornei ATP, entrambi su terra battuta. Del 2013 è il trionfo a Bastad, Svezia, vincendo la finale contro lo spagnolo Fernando Vardasco, e dell’anno successivo quello ad Estoril, Portogallo, contro il ceco Tomáš Berdych.

Pochi trofei, vero. Tutti però sono figli di una determinazione fuori dal comune, di un affronto contro Madre Natura che non gli ha sicuramente regalato talento e grandi disponibilità economiche, ma che lo ha riempito di carattere. Come quando a 17 anni lascia l’Argentina, destinazione Europa.

Nel Vecchio Continente macina partite su partite, senza però riuscire nell’obiettivo principale: trovare uno sponsor.

Tornato in Patria, viene aiutato dai genitori e dai cinque fratelli a costruire la carriera.

CHI SEMINA RACCOGLIE- Se non ha fatto di certo la storia del circuito ATP, seppur sarà ricordato per il suo tennis quasi gladiatorio, è entrato nella storia dei Challenger conquistando 19 tornei. Trionfi che ne fanno il quarto più vincente di sempre dietro a Lu, Sela e Lorenzi.

LA CILIEGINA SULLA TORTA- Il miglior coronamento per una carriera onesta, vissuta da non protagonista, è sicuramente il trionfo con la propria nazionale.

Trionfo che Charly ha potuto toccare con mano. Nel 2016 fa parte della spedizione argentina composta da Del potro, Delbonis e Guido Pella che ha trionfato 3-2 nella finale con la Croazia dopo aver superato in finale la Gran Bretagna.

Per i connazionali, però, l’immagine di Barlocq con la maglia albiceleste sarà collegata a due esatti momenti. Quello nel 2013, quando battendo Gilles Simon firmò il punto decisivo nella sfida ai galletti e la vittoria del 2014 in tre set contro Bar Tzuf Botzer che rappresentò la permanenza nel gruppo mondiale nel 2014 dell’Argentina.

In Davis ha giocato 13 gare di singolare, vincendo in sette occasioni. Nel doppio, invece, ne ha giocate sempre sette, vincendone tre.

COLPI DA CAMPIONE- Ciò che però fa innamorare gli appassionati sono i piccoli gesti, quelli che si danno per scontati ma che proprio scontati non lo sono. Anzi.

Dopo il successo al Challenger di Torino ( torneo vinto ben tre volte) in un match tirato, come il più romantico degli appassionati ha atteso l’uscita di tutti, spettatori ed inservienti, per gustarsi il campo vuoto e il sapore della vittoria. E per scolarsi 6 bottiglie di fila di acqua dal frigo.

O come quando, a Milano, preferiva la lavanderia tradizionale a quella messa a disposizione dall’organizzazione, decisamente più costosa.

Difficile poi dimenticare quando a Cortina, soggiornò in un hotel a 5 stelle, senza però disdegnare il menù da dieci euro.

ITALIA, AMORE MIO- ll nostro Paese è stata fonte di ampia fortuna per Barloq. Basti pensare che nel Belpaese ha vinto ben 11 dei 19 Challenger collezionati: tre volte a Torino, un Internazionale del Friuli Venezia Giulia, un Open di Barletta, una (ormai defunta) Camparini Cup, una San Benedetto Cup, due Internazionali di Todi e un Sicilia Classic.

Come nella migliore delle favole, l’Italia è stata anche l’ultima tappa del romantico viaggio che è stata la carriera del “Pantera”.

L’ultima partita ufficiale, infatti, è quella giocata al Challenger di Biella ( dove perse la finale nel 2005) contro Paolo Lorenzi.

IL FUTURO- Un amore così vero, intenso e viscerale non può chiudersi così, come se nulla fosse.

Per questo Berlocq ha già iniziato la carriera da allenatore guidando Agustin Velotti, 27 anni e numero 382 ATP.

Questo è stato Carlos Berlocq. Non un fenomeno, ma un tennista capace di emozionare per ogni punto conquistato, per tirare ogni partita, anche la più impossibile, sulle 4-5 ore.

Mancheranno i suoi proverbiali urli.

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