Il tecnico della Sampdoria, Ranieri, ha evidenziato l’importanza della preparazione nel caso in cui si dovesse riprendere il campionato dopo l’emergenza del Coronavirus
Riprendere a giocare è resilienza, sopravvivenza. Questa è l’unica priorità, perché il calcio rischia di collassare dal punto di vista economico. In attesa di scoprire se, quando e come sarà possibile tornare in campo, i dubbi restano relativi sulle tempistiche.

Infatti, soprattutto la Serie A, ci si domanda su quale e come sarà la preparazione atletica dopo lo stop dei campionati a causa dell’emergenza sanitaria dovuta alla diffusione del contagio della pandemia globale del Coronavirus, al secolo Covid-19.
In tal senso, sono importanti le parole di Claudio Ranieri. Infatti, il tecnico della Sampdoria ha evidenziato come l’intenzione di tutte le squadre e dei giocatori è riprendere il campionato, ma come a decidere non dovrà essere il Governo, ma i medici, in quando è necessario che gli stessi diano a tutti gli atleti l’idoneità.
Per Ranieri, quindi, i medici dovranno fare test approfonditi, visite complete, anche controlli cardiaci, perché la salute viene prima di tutto, proprio per questo è prematuro per riprendere ora.
Tornando al focus degli allenamenti, l’allenatore della Sampdoria ha evidenziato come coloro i quali erano risultati positivi e si erano ammalati di Coronavirus dovranno effettuare allenamenti specifici, perché i giocatori non sono macchine.
Quindi, prima di tornare a giocare servirà riproporre una preparazione atletica di diverse settimane, anche più impegnativa di quella estiva, ma sempre e solo dopo che ci sia massima sicurezza riguardo l’emergenza sanitaria in atto.
Difficile, proprio per questo, che si possa ipotizzare di disputare tre partite a settimana, perché la nuova preparazione atletica difficilmente sarà assorbita prima di un mese o due, per cui la condizione fisica risulterà, soprattutto nel primo mese, molto appesantita.
Questo non vuol dire che per Ranieri la Serie A sia finita, ma solo che la realtà non permette di essere ottimisti e prevedere l’andamento o la ripresa del calcio, visto che l’Italia è in uno stato di guerra, con ospedali in ginocchio e zone rosse, e nemmeno l’ipotesi di giocare su campo neutro sarebbe giusta, visto che escluderebbe molte regioni.
D’altronde, anche a giocare a porte chiuse non sembra la strada giusta per il tecnico della Sampdoria, seppur non chiuda definitivamente le porte a questa opzione, anche soprattutto perché potrebbe essere l’unica davvero percorribile.
E non ha senso nemmeno continuare a discutere sulla riduzione degli stipendi, quando non si sarà se e quando si riprenderà a giocare, se le pay tv pagheranno i diritti tv e se le condizioni legate agli allenamenti e alle preparazioni atletiche devono essere i primi problemi da risolvere.
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