Si sono tenuti oggi a Dubai i Globe Soccer Awards, premi che celebrano i migliori protagonisti dell’annata calcistica appena conclusa. Tre le categorie prese in considerazione: giocatore dell’anno, squadra dell’anno e allenatore dell’anno, per una cerimonia che ha richiamato a sè il meglio del calcio internazionale.
A dominare le diverse categorie è stato il Bayern Monaco, che si è aggiudicato il gradino più alto del podio in tutte le classifiche disponibili, come conseguenza di una stagione che l’ha vista vincere il triplete.

Miglior giocatore 2020: Robert Lewandowski
Ha raggiunto pochi giorni fa il traguardo delle 250 reti in Bundesliga con una doppietta che ha steso il Wolfsburg. Non esistono, al momento, centravanti capaci di essere più decisivi e, nonostante le 32 primavere, il polacco resta il miglior attaccante in circolazione.
Lo scorso anno ha trascinato il Bayern Monaco con 55 gol in 47 presenze, quindici solo in Champions League dove è stato decisivo nell’approdo in finale della sua squadra. Naturale che la giuria lo abbia premiato a discapito di due fuoriclasse eterni come Ronaldo e Messi.
Allenatore dell’anno: Hans Flick

È arrivato in sordina, chiamato a tamponare le ferite di una squadra che aveva subito il pesante smash di 5-1 dal Francoforte, prima di lasciare posto a qualche nome più rassicurante (o solo altisonante?). Flick ha invece dimostrato di meritarsi la riconferma e ha condotto i suoi ragazzi alla vittoria di qualsiasi trofeo disponibile. Il Bayern sembra una macchina inarrestabile e i meriti appartengono anche al suo condottiero. Piccolo vanto per l’Italia: sul podio c’era un certo Gianpiero Gasperini, che ha spinto l’Atalanta oltre i limiti dell’immaginabile, sfiorando lo “scherzetto” al PSG e l’approdo alla finale di Champions.
Squadra dell’anno: Bayern Monaco

Una squadra forte e completa, basata su un buon mix di gioventù ed esperienza, di qualità e sostanza. Una squadra in grado di offrire almeno un’alternativa in ciascun ruolo, con giocatori del calibro di James Rodriguez e Coutinho considerati “esuberi”.
Non è solo merito di un’importante potenza di fuoco da mettere sul mercato ma, soprattutto, di una programmazione che parte dalle giovanili e si irradia verso una rete di osservatori diffusa e competente. Joshua Kimmich e Alphonso Davies rappresentano l’esempio più lampante di come, per vincere, non sia necessario spendere cifre astronomiche.
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