Nella terra del mistero e della magia, la F1 ha piantato le proprie radici dal 1963 ma la presenza effettiva del Circus è stata, negli anni, fortemente discontinua con due lunghe interruzioni. A restare immutata è località su cui si svolge la gara, e cioé la periferia dell’immensa metropoli di Città del Messico.
Da due anni a questa parte, la massima formula è ritornata in Messico per la gioia dell’appassionato pubblico locale e di chi ama questo sport. In terra sudamericana, infatti, si è sempre respirata un’atmosfera positiva e calorosa a cui si aggiungono bellezze naturali e un autodromo molto ben realizzato. La pista dedicata ai talentuosi e sfortunati fratelli Rodriguez è un concentrato di fascino e originalità che, nonostante le modifiche apportate, lascia inalterato il dna di un circuito su cui la F1 ha corso per la prima volta nel lontano 1963 con il nome “Magdalena Mixhuca“. In sostanza, nel confronto con il vecchio percorso, oltre al rifacimento dell’asfalto e delle strutture che lo arricchiscono, il nuovo tracciato è stato solamente privato della bellissima curva finale sopraelevata Peraltada, sostituita da una parte mista di curve comunque tecnicamente interessanti all’esterno delle quali sono state posizionate le nuove tribune.
Una perdita non da poco in quanto il grande curvone che immetteva sul lunghissimo rettilineo del traguardo di oltre un chilometro era una sfida costante per i piloti oltre che uno spettacolo da osservare. Ma in nome della sicurezza, la F1 moderna impone scelte spesso sacrificanti per il cuore e i sentimenti di un tempo. In ogni caso questa “castrazione” non ha pregiudicato le migliori caratteristiche della pista messicana, a partire da quelle che emergono alla staccata della prima variante, composta da tre curve insidiose e da affrontare con molta precisione. Bellissima ed eccitante alla guida è poi la zona delle cosiddette “Eses”, rapidissime e grintose da cui si giunge alla parte finale del tracciato, quella nuova appunto che ha soppiantato la “Peraltada”, di cui ne è stata conservata solo metà per lanciarsi in piena velocità sul rettilineo dei box, la cosiddetta “Recta Principal”. In questo punto, dove i motori vengono spremuti al massimo per circa 12 secondi con punte di 360 km/h e nella successiva “Recta Trasera”, vi sono tante opportunità di sorpasso essendo, non a caso, gli unici tratti utili per attivare il drs.
Nell’ultimo settore misto del circuito, è interessante la combinazione delle curve 14 e 15, da percorrere in accelerazione parzializzata con agilità e cautela. Rispetto a quest’ultima versione, il vecchio Magdalena Mixhuca di 5 chilometri di lunghezza presentava, oltre alla celebre Peraltada, un curvone alla fine del rettilineo di arrivo interrotto da una lentissima e stretta esse nonché una maggiore estensione del percorso dopo la “Ese del Lago” fino al tornante “Hairpin”, punto già modificato con il nuovo disegno della pista dove si corse dal 1986. È un circuito da medio carico aerodinamico per la sua equilibrata alternanza di settori veloci e misti.
Da queste parti sono state scritte pagine importanti della storia della F1, come quelle relative alla conclusione delle stagioni 1964, 1967 e 1968, che proprio qui ebbero il loro epilogo. Nel primo caso, al termine di una corsa ricca di colpi di scena ed emozioni John Surtees vinse il titolo mondiale con la Rossa di Maranello, grazie anche alla tenacia del compagno di squadra Lorenzo Bandini, che tenne dietro in tutti i modi il suo rivale per la vittoria finale Graham Hill fino ad innescare un incidente. Il pilota inglese saldò i conti con la pista messicana nel ’68 vincendo il campionato con la Lotus mentre l’anno prima fu la volta di Denny Hulme al volante della Brabham a motore Repco. Inoltre, nel 1965 Richie Ginther proprio in Messico ottenne la sua prima affermazione così come Berger nell’86. Prima del ritorno in F1 nel 2015, il tracciato registrò un’appassionante staffetta di vittorie tra Prost e Senna dal 1988 al 1990 con il “professore” a quota due successi contro l’unico conquistato dal rivale brasiliano alla guida della Mclaren.
Indicazioni Geografiche del Circuito Hermanos Rodriguez:
L’autodromo sorge in un grande parco alla periferia di Città del Messico. Molto vicino all’aeroporto internazionale della megalopoli sudamericana, l’impianto è facilmente raggiungibile attraverso la “Calle Canal Rio Churubusco” e la “Calle Economia”.
Numeri e statistiche del Circuito Hermanos Rodriguez:
Lunghezza circuito: 4,304 Km
Giri in Gara: 56. Km totali: 305,584 Km.
Record sul Giro:
In Gara: Nico Rosberg con 1’20”521 alla media di 192,426 km/h nel 2015.
In Prova: Nico Rosberg con 1″19”480 alla media di 194,497 km/h nel 2015.
Sulla Distanza: Nico Rosberg, 56 giri in 1h42’35”038, alla media di 178,597 km/h nel 2015.
Albo d’oro Gran Premio del Messico di F1
1963 Città del Messico Jim Clark Lotus
1964 Città del Messico Dan Gurney Brabham
1965 Città del Messico Richie Ginther Honda
1966 Città del Messico John Surtees Cooper
1967 Città del Messico Jim Clark Lotus
1968 Città del Messico Graham Hill Lotus
1969 Città del Messico Danny Hulme Mclaren
1970 Città del Messico Jacky Ickx Ferrari
1986 Città del Messico Gherard Berger Benetton
1987 Città del Messico Nigel Mansell Williams
1988 Città del Messico Alain Prost Mclaren
1989 Città del Messico Ayrton Senna Mclaren
1990 Città del Messico Alain Prost Ferrari
1991 Città del Messico Riccardo Patrese Williams
1992 Città del Messico Nigel Mansell Williams
2015 Città del Messico Nico Rosberg Mercedes
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